
“La mia ricerca fotografica - mi racconta Vito - parte dall’amore per il minimalismo - corrente degli anni '70 il cui principio si racchiude nel “less is more” - e arriva al nuovo modo di fotografare i paesaggi urbani ed industriali che fu di Gabriele Basilico e della scuola tedesca dei coniugi Becher. Un tipo di fotografia fredda, priva della presenza umana di cui si percepisce solo il passaggio”. Fredda, si. Freddo può sembrare lo scatto eppure per Vito fotografare un edificio è come scattare un ritratto ad una persona, trovarne il centro non solo simmetrico ma anche spirituale, cercarne la bellezza anche quando non è evidente.


Vito ama ritrarre gli scorci urbani, i particolari di edifici e chiese non finiti o di periferie. La struttura architettonica, dice, perde il suo valore d'uso quotidiano e diventa metafora, simbolo, linea, essenza: l'idea nella mente dell'architetto, proiettata nello spazio, viene catturata dalla fotografia. Il risultato è uno studio comparato sulle forme che si ritrovano nella perfezione del design e – in assoluto – nella matematica. Un processo di "sottrazione" del segno che si ricompone nella semplicità dell'immagine, che, alleggerita dalle ridondanze, si assolutizza in linee e colore.

L’interesse artistico non è al significato dell'immagine in sé, ma alla tensione tra i materiali e le forme e al loro comportamento nello spazio. Una fotografia apparentemente "fredda" e forse triste, ma che l'osservatore può interpretare con la sua personale sensibilità, liberandosi dai codici di lettura convenzionali; dettagli urbani che sono spesso sotto i nostri occhi senza che siano “letti” artisticamente ma che ognuno può sentire propri.

Negli ultimi giorni ha esposto le sue opere al Mudi di Taranto in una mostra intitolata Vuoto Solido nell’ambito della Festa degli Architetti, ma non è la prima volta. Diverse le esposizioni anche a Grottaglie e a Lecce. Vito ha pubblicato il libro di fotografia “L’arte inconsapevole” BLURB editore. Vito rende omaggio, con i suoi scatti, alla sua città violentata da decenni. Un modo per restituirle, nel suo piccolo, un po’ di dignità, per riempire quei terribili vuoti che si scorgono nei paesaggi che fotografa.
Vito è un uomo alla continua ricerca dei dettagli, dei particolari, dei perché, dell’oltre le apparenze, di sé stesso.
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