I tanti perchè..senza risposta



Una famiglia distrutta. Distrutta due volte. Da un figlio che uccide un altro figlio, a coltellate, per una banalità.

Accade nel tarantino, come accade in tante parti del mondo e come accade da sempre. La cronaca ci "parla" ormai quotidianamente di genitori che uccidono i figli, di figli che uccidono i genitori, di fratelli che uccidono fratelli. Avviene dalla notte dei tempi, da Caino e Abele, come ha ricordato l'arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro. E avviene per i motivi più disparati.

Diventa difficile anche scriverne perchè non ci si capacita che possano accadere di questi delitti, perchè è difficile non cadere sempre nella retorica, nelle stesse identiche riflessioni, quelle sulla perdita di valori, sulla mancanza di dialogo, sul vuoto esistenziale di ciascuno di noi. Sì, ci ritroviamo tutti indistintamente a fare sempre le stesse identiche riflessioni senza poi davvero comprendere cosa stia accadendo o cosa per secoli sia accaduto all'uomo, all'essenza della famiglia. E in un momento in cui si rincorrono le polemiche sulle nuove famiglie, sulle coppie gay e sui loro figli, ancora non siamo riusciti a fare chiarezza sul tesoro prezioso di famiglia. Aldilà da chi sia composta quella famiglia. Da due uomini? Da due donne? Dalla loro voglia o possibilità di avere figli? Non importa. La vera domanda che dovremmo porci è perchè non sia instillato in noi il "concetto di famiglia", che sia tradizionale o no.



Tante domande senza un perchè e per chi, una coscienza ce l'ha, anche un esame intimo di sè stessi e delle proprie responsabilità per contribuire al meglio a migliorare la società. Se ne parla e se ne discute continuamente, ma sembra che facciamo sempre più passi indietro come se quasi fosse questa la normalità, come se ci fosse una sorta di assuefazione e di rassegnazione a tutto. 
Niente è normale, invece, niente. E più ci pensi e più si impazzisce a tentare di capire. Cosa poi dovremmo comprendere??? Prima o poi, forse lo capiremo. Ciascuno di noi capirà di avere un ruolo ben preciso e che quel ruolo non è secondario, per nessuno.

Non tocca a nessuno di noi entrare nel merito di un gesto come quello avvenuto l'altro giorno nel tarantino. Nessuno può e deve giudicare. Lo farà un tribunale e lo farà solo a livello giudiziario. Perchè la coscienza è un'altra storia. Resta solo una famiglia logorata dal dolore che non ha bisogno in questo momento di giudizi. E mi piace chiudere questo post con il pensiero di un amico di Marco trovato sul profilo fb. Uno su tutti che mi hanno fatto riflettere e capire che i giovani non sono poi così vili e stupidi come tanti di noi pensano. Il pensiero di questo ragazzo fa comprendere quante domande hanno i giovani e quante risposte mancate..Da parte di tutti..


"Oggi ho perso un amico, aveva 22 anni e la causa è stata una stupida banalità.
Io non me ne rendo ancora conto che è successo davvero. 22 anni, ci rendiamo conto, una vita davanti e tanti progetti da costruire e portare a termine. E invece niente, tutto finito nell'arco di qualche minuto. A che è servito vivere per soli 22 anni? Qual'è stato lo scopo? E adesso? E dopo?
Perchè avere tanti dubbi, tante incazzature col mondo, tante delusioni, tanta tristezza, tanta gioia, tanto impegno nel lavoro se poi è questa la fine? Perchè? Per cosa? Per chi? E alle persone che invece rimangono, cosa si può dire per alleviare questo immenso dolore?
C'è parola capace di lenire questa immensa sofferenza? Marcolìììì adesso chi mi abbraccerà in maniera sincera e pura quando mi incontrerà?"

























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