Il sorriso dei bambini
insegni a guardarci dentro...



Osam (chissà poi se si scrive proprio cosi) avrà avuto si e no due mesi. Entro al Palaricciardi a Taranto giovedi scorso e mi accoglie con un sorriso dolcissimo e meraviglioso. Ne sono catturata e non ho neppure il tempo di guardarmi intorno. Lo prendo in braccio, ci gioco, lo spupazzo un po', mi succhia il pollice ed è sempre li che sorride. Non lo avrei più lasciato. E in quei momenti ho pensato e immaginato (perché chi non vive quelle situazioni non può nemmeno lontanamente capire cosa significhi) il suo lungo e doloroso viaggio su una imbarcazione di fortuna, un viaggio di un mese cosa può essere per un neonato???


Cosa i suoi grandi occhi scuri possono aver visto e cosa può aver sentito. La disperazione, la paura di non farcela ad arrivare dei suoi genitori e di tutti quelli che erano insieme a loro. E lui ride e sorride sempre...chissà tra qualche anno se e cosa ricorderà di tutto questo dolore. Solo dopo aver lasciato quel piccolo grande uomo (si perché credo che lui sia già grande per tutto quello che ha subìto) mi sono guardata intorno e ho visto i suoi genitori, giovanissimi, i suoi fratellini più grandi e tanti suoi compagni di viaggio, tanti bambini. Bellissimi


Uno di loro, un batuffolo con tanti capelli neri e ricci, mi si avvicina con un grande sorriso stampato sul suo bel volto tondo e scuro, mi prende la mano e me la bacia. Beh che dire??? Non ci sono parole...E ora mi chiedo...si può essere razzisti, si può non condividere l'accoglienza, si può non essere solidali per principio, ma come si fa a voltarsi dall'altra parte??? Ho grande ammirazione per tutti i volontari - e credetemi sono davvero tanti - che sono riusciti a mettere in moto una Ferrari della solidarietà e la loro non è solo solidarietà...è generosità,  amore per la vita. C'è un esercito di uomini e donne e ragazzi che stanno lavorando h 24 per garantire il meglio ai profughi, tanti poveri cristi alla ricerca dei loro familiari sparsi per l'Europa, in fuga dalla guerra e dai loro paesi.




Io ho potuto vedere con i miei occhi, anche se solo per poco, quanto questi volontari, molti dei quali conosco personalmente, abbiano un grande spirito di abnegazione e tanto tanto cuore. Sono loro che hanno aperto e aprono davvero il cuore perché non è solo portare tutta la roba che serve in queste circostanze, ma è anche pulire i locali in cui gli immigrati sono ospitati, è tentare faticosamente di comprendere ( e non è facile perché parlano pochissimo e in pochi l'inglese) tutte le loro richieste e le loro esigenze. È anche tentare di rendere quanto più possibile confortevole il loro soggiorno in un paese straniero dove certamente le condizioni non sono delle migliori. Chiunque punti il dito contro profughi e volontari sta puntando il dito contro la parte buona del suo cuore perché non posso credere che non ci sia in ciascuno di noi una parte buona. Sta puntando il dito contro i nostri nonni e i nostri genitori che sono stati costretti ad emigrare per garantirci un futuro. 


Ciascuno di noi si guardi dentro e scavi in sé stesso, ciascuno di noi abbia il coraggio di guardare il mondo senza pregiudizi e giudizi, ciascuno di noi abbia il coraggio - almeno una volta - di fare un'esame di coscienza. 
Non è solo un problema di immigrazione, è un problema di stile di vita, è un problema morale.

  







































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